martedì 13 ottobre 2015

Cambiare si può?



Ogni volta che un elettore sta per accingersi ad avvalersi del proprio diritto di voto (ricordiamoci che a Pinerolo non manca poi tanto a questo momento) le forze politiche che si contendono lo scranno cittadino più alto, sostanzialmente, dicono tutte quasi le stesse cose. Una frase, in modo particolare, viene ripetuta più spesso, quasi fosse un mantra: “occorre un cambiamento”. In questo modo, le opposizioni si candidano a sostituire la maggioranza e quest'ultima spera di convincere gli scontenti. Il cambiamento succitato è quasi sempre legato ai candidati o ai membri di Giunta. “Facce nuove”, “volti nuovi”, “una politica nuova”... Le terminologie comunicative si sprecano ed in effetti qualcosa cambia, nella pelle, in superficie, nell'aspetto dell'Amministrazione. Poi, terminato il primo periodo di ambientamento, la percezione che il cittadino ha della cosa pubblica torna ad essere quella precedente, quasi si sia svegliato in ritardo da un torpore autoindotto. Se facessimo un'analogia calcistica, potremmo azzardare che il vero problema non sta negli interpreti che la società ha deciso di affidare all'allenatore ma nel gioco corale che quest'ultimo sa dare ai suoi atleti. Si potrebbe avere la fortuna di nominare quale Assessore un autentico fuoriclasse ma come già detto si tratterebbe unicamente di buona sorte. Dovrebbe essere umile e non ambizioso, altrimenti, e giustamente, aspirerebbe a ben altre nomine o incarichi. Ciò che, invece, non dovrebbe mancare, indipendentemente dagli interpreti, è il gioco di squadra. Su questo si può giudicare un Primo Cittadino e la sua impronta nella Storia politica di una città. Dai salotti che contano, presi forse dall'euforia estiva, filtrano notizie relative alle scelte che i grandi partiti intendono fare per le prossime consultazioni elettorali e, naturalmente, le frizioni più importanti sono legate più all'allenatore che siederà in panchina che al gioco che si vuole dare alla squadra. Come al solito, ci si proietta verso il “cambiamento” senza avere alcuna idea di come realizzarlo. Insomma, si distribuisce fuffa per le menti più semplici e non argomentazioni importanti per quelle più esigenti. Intanto, l'astensione avanza e la politica non sembra tenerne conto. Forse, in ossequio al detto che “chi sta bene non si muove”... e ovviamente sbaglia.

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