Un sound fortemente
influenzato dal rock d’autore d’impronta americana si fa perno di
un percorso narrativo che, ponendo le proprie radici nella
letteratura e nel cinema d’oltreoceano, sa coniugare a perfezione
ricchezza di contenuti e capacità d’intrattenere.
“Dangerous
man” è la raccolta di tredici
pezzi scritti
e cantati dal songwriter Edoardo Pasteur, col supporto di una band di
validissimi musicisti (Luca
Borriello, Giacomo Caliolo, Toni Colucci, Pino Di Stadio, Stefano
Molinari, e Marco Biggi nel mixaggio e mastering), che
sono riusciti a catturare le atmosfere suggestive evocate
dall’autore. Lampanti appaiono le sonorità con netti riferimenti
alla musica
rock americana:
dalla poesia in musica che spazia da Bruce
Springsteen a
Bob
Dylan, fino ad arrivare al rock più strong di
Robbie
Robertson
e alla classe di Leonard
Cohen.
I
testi – in inglese
– strutturano tante piccole sceneggiature musicate. È chiara
infatti l’influenza che sull’autore hanno avuto la letteratura
americana e il grande cinema,
con omaggi a cult movies come Big
Fish di
Tim Burton
e al mitico The
Warriors di
Walter
Hill,
e ad autori come Cormac
McCarthy, T.E. Lawrence, e
Salinger.
Accanto all’ascendente strettamente culturale non di seconda
importanza appare lo sguardo all’attualità
contemporanea.
TRACK BY TRACK
. L’album si apre con
Big
Fish,
ispirato all’omonimo cult movie di Tim Burton. E si apre in grande,
con questa musica suggestiva e grintosa, e con liriche asciutte e
poetiche che raccontano la storia del main character, che si
sovrappone al rapporto di ammirazione dell’autore nei confronti del
padre, anch’egli un “big fish in a small pond”, come l’eroe
del film.
. Il secondo pezzo,
Dangerous
Man,
ispirato da Seven Pillars of Wisdom di T.E. Lawrence, dà il titolo
all’album e con la sua atmosfera onirica parla dei liberi
pensatori, dei sognatori, uomini pericolosi da cui occorre stare alla
larga.
. Il terzo pezzo è la
suggestiva e commovente Brothers
(Paris, 13th November 2015),
dedicato alle vittime del Bataclan. “Raise
your hands to the skies, west of Moon, east of Sun, hold your breath
in a silent prayer, ask the wind the tale of life…”.
.
Fire
(Prometeus Song)
si rifà alla mitologia greca ed è la storia in salsa rock del fuoco
rubato agli dei per farne dono agli uomini.
. Let it rain
è una poetica ballad che trasmette magiche suggestioni.
. Princess
gaze
è una favola, che con le sue cornamuse e l’atmosfera affascinante
da Highlands scozzesi racconta un incantesimo che si spezza grazie a
una canzone d’amore.
. The Runaway
train
è la storia di un addio, di un appuntamento sul fiume per un ultimo
bacio prima della partenza verso un simbolico Ovest.
. Hey hey you
(The warriors)
è un pezzo molto dylaniano, ispirato a un altro cult movie, I
guerrieri della notte
di Walter Hill, la storia della favolosa fuga di una gang giovanile
in una New York notturna. Cattura le suggestioni e la magia della
giungla d’asfalto metropolitana.
. Come
sit by my fire
è una sognante e suggestiva dichiarazione d’amore, con le sue
liriche evocative e piene di poesia.
. Whatever
it takes
è ispirata a coloro che in tutti i tempi e a tutte le latitudini
hanno attraversato i mari, veri o simbolici. Piena di fascino e di
passione.
. I
got a name
è assieme una appassionata dichiarazione d’amore verso la vita e
un’invettiva verso coloro che vogliono rubare i nostri sogni.
“Frankly
speaking, I don’t give a damn”
è una divertente citazione della battuta più famosa della storia
del cinema, quel “francamente
me ne infischio…”
detto da Rhett Butler in Via
col vento… E
non manca una finale citazione kiplingiana, quell’unforgiving
minute della
poesia “If”.
. Carry
the fire
è una struggente rock ballad, ispirata da The
Road
di Cormac McCarthy.
. E, per finire,
un’autentica chicca, la sorprendente Child
of the storm,
che ospita la cantante EleNina Barberis, con una struggente
recitazione in stile Leonard Cohen inframmezzata da una bellissima e
appassionante parte cantata.
Autoproduzione
Pubblicazione
album: 10 luglio 2017
BIO
Edoardo Dado
Pasteur, songwriter genovese,
fino a pochi anni applicava il suo entusiasmo e la sua creatività
allo sport; correva le maratone grazie alle quali ha attraversato il
mondo, intervallando le proprie settimane con duri allenamenti.
Lasciate le scene agonistiche, si è trovato con una quantità di
tempo libero fino ad allora impensata, e si è chiesto come
impiegarlo. Un rapido esame delle cose che avrebbe voluto fare, e che
aveva sempre rimandato. Ha pensato allora di mettere a frutto la sua
vecchia passione per la scrittura (ha anche avuto l’onore della
pubblicazione
di un suo racconto per Canneto Editore)
che ha dato origine a una produzione musicale sorprendente, grazie al
supporto di una serie di musicisti di grande livello, da lui riuniti
in un progetto chiamato Rolling
Dice.
La sua
musica, di stampo americano,
è ispirata dai grandi di quella tradizione: Springsteen, Bob Dylan,
Robbie Robertson, e all’amore
per la letteratura e per le suggestioni del cinema.
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